Gloria al Padre: Significato e Storia

Il Gloria al Padre è un pilastro della preghiera cristiana, risale alle origini della Chiesa e ispira ancora oggi le invocazioni dei fedeli a Dio uno e trino

Gloria al Padre è la preghiera per eccellenza alla SS.Trinità, che ha un significato molto preciso e tramandato nella storia attraversato i secoli. E’, ancora oggi, il punto di riferimento essenziale per i cristiani che racchiudono, in un’unica orazione, la lode a Dio uno e trino.

Il Gloria al Padre nei riti della Chiesa

Gloria al padre è una dossologia, cioè formula di lode ed esaltazione a Dio nella sua interezza trinitaria, definita minore per distinguerla dalla dossologia maggiore, ovvero il “Gloria a Dio nell’alto dei cieli“, antico inno della liturgia cristiana, che inizia con la stessa parola, ma è inserito nei riti introduttivi della Messa.

Il Gloria al Padre afferma invece la fede nel mistero della SS.Trinità e completa in forma verbale il segno della croce che i credenti compiono, prima di iniziare a pregare. Questa famosa preghiera si recita anche come parte conclusiva in ogni salmo della Liturgia delle Ore, preghiera ufficiale della Chiesa cattolica con relativi salmi, cantici e inni cantati, nel breviario e al termine di ogni decina di Ave Maria del rosario.

La storia del Gloria al Padre

La preghiera è lo sviluppo della formula battesimale trinitaria insegnata da Gesù agli apostoli: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo” (Mt, 28,19). Non sappiamo chi sia realmente l’autore dell’invocazione nella versione attuale e quando sia stata introdotta nella liturgia. In ogni caso, esistevano forme simili alla versione odierna recitate dai Padri della Chiesa, gli scrittori ecclesiastici e vescovi, che hanno dato un contributo essenziale nello sviluppo della dottrina cristiana nei primi secoli.

Gli storici ritengono che l’uso di posporre il gloria al Padre ai salmi sia stato introdotto ad Antiochia e, al tempo di San Benedetto, prima metà del VI secolo d.C, la prassi liturgica era ormai consolidata. La chiusura, o clausola della preghiera, “nei secoli dei secoli amen” è di fattura ebraica e di provenienza biblica e ha ispirato spesso la conclusione delle lettere di San Paolo alle comunità cristiane:

  • A Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen (Rm. 16,27)
  • Vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen (Eb. 13,21).

Il testo del Gloria al Padre in italiano e in latino

La preghiera, recitata di solito dopo Padre Nostro e Ave Maria, costituisce spesso un trittico definito Pater Ave Gloria. L’invocazione è breve e agevole da ricordare anche per i bambini e molti la conoscono, sia nella versione italiana, sia in quella latina che riassumono in poche e semplici parole il significato e la storia del Gloria al Padre:

Gloria al Padre,
al Figlio
e allo Spirito Santo.

Come era nel principio,
e ora e sempre
nei secoli dei secoli.

Amen.

Glória Patri
et Fílio
et Spirítui Sancto.

Sicut erat in princípio,
et nunc et semper
et in sǽcula sæculórum.

Amen.

Il significato del Gloria al Padre

Gloria

“Gloria” ha un’antica origine ebraica “kabod” che indica la gravità o il peso, simboli di potenza e autorità. Quindi glorificare Dio significa riconoscere la sua signoria e potere. Il greco traduce il termine Gloria con “doxa” la cui radice esprime il concetto di apparire e risplendere perché Dio ha il potere d’irradiarsi, illuminare e avvolgere con il Suo splendore. Il latino fa invece derivare l’incipit della preghiera dalla radice indoeuropea “klu” con il significato di farsi udire, risuonare ed essere famoso, quindi la divinità è unica, inconfondibile e universale, pertanto merita la glorificazione degli uomini.

Al padre

Dio è amore infinito e poiché tale sentimento, nella sua forma perfetta, indica donazione assoluta, non può essere egoistico, ma rivolto sempre ad un altra persona, cioè al Figlio. La condizione paterna è quindi imprescindibile in quanto Dio è la sorgente, il grembo e la meta di tutto ciò che esiste, quindi la Sua potenza si esprime anche nella creazione attraverso la forza generatrice di padre, tipica dell’amore vero e completo, detto anche carità: “Ebbene, sì, tu vedi la Trinità se vedi la carità” (Sant’Agostino, De Trinitate 8, 8, 12).

E al Figlio

Dio Padre è l’eterna sorgente dell’amore rivolta al Figlio, l’eterno Amato, che non ha mai respinto il sentimento paterno ed è stato pronto ad accettare il progetto di Redenzione incarnandosi, soffrendo e morendo sulla croce per salvare l’umanità. Gesù, in quanto Figlio, generato e non creato dall’Eternità è Dio Lui stesso, con pari dignità del Padre, ma è anche uomo per il mistero della SS. Trinità, che i cristiani accettano come dogma di Fede, tributandogli altrettanta glorificazione. Come spiegano i teologi, non è divino solo l’amore, ma è divino anche il lasciarsi amare, quindi riceverlo e corrisponderlo pienamente. Glorificando il Figlio, si glorifica anche il Padre che è sorgente di un amore perfettamente corrisposto da Gesù, grazie all’essenza divina di entrambi.

E allo Spirito Santo

Il sentimento che lega Padre e Figlio è perfetto, quindi non può chiudersi in se stesso ma s’irradia verso tutte le creature attraverso lo Spirito Santo. La terza persona della SS.Trinità non è generata, ma procede, perché l’amore vicendevole tra Padre e Figlio è talmente fecondo, che la spirito ne scaturisce pur essendo divino esattamente come le prime due da tutta l’eternità, a conferma del mistero teologico.

Lo Spirito di Dio, Padre e Figlio, è un dono rivolto agli altri, fonte viva dell’illuminazione degli uomini, fuoco che accende in noi la Fede e che unisce cielo e terra ispirando la santità, come ha ricordato di recente Papa Francesco. E’ ovviamente Santo, essendo irradiazione dell’amore perfetto divino, e merita di essere glorificato allo stesso modo, perché completa la potenza salvifica della SS.Trinità e ha un’importanza vitale a questo riguardo al punto che la Chiesa considera particolarmente gravi i peccati contro di Lui.

Come era nel principio

E’ la conferma che la Trinità di tre persone, uguali e distinte, esiste da sempre e non ha  mai avuto inizio. E’ un concetto impossibile da capire per gli esseri umani, confinati in una precisa dimensione storica e spazio-temporale. Tuttavia, i fedeli accettano per fede questa realtà divina e la glorificano di conseguenza perché le tre persone sono divise e, allo stesso tempo, unite da sempre in un legame indissolubile di bontà infinita, verità e fedeltà reciproca.

E ora e sempre nei secoli dei secoli

L’amore perfetto della Trinità non unisce solo qui e subito (hic et nunc) ma ha una dimensione infinita che sfida i limiti del tempo e si proietta nell’Eternità. La conclusione della preghiera non è solo una lode ma la constatazione che la realtà trinitaria non può deludere mai.

La glorificazione sottolinea che Padre, Figlio e Spirito Santo sono un’ancora di salvezza in ogni epoca e un’unica potenza divina, rivolta al bene e all’aiuto degli uomini, sia nella vita terrena, sia per accedere a quella eterna, in cui i fedeli vivranno immersi nel mistero trinitario, superando i limiti umani e comprendendolo molto meglio.

Amen

E’ la conclusione che simboleggia l’accettazione e l’abbandono totale della mente e del cuore alle lode della SS. Trinità. Amen diventa quindi una sorta di sigillo che lega Dio uno e trino agli uomini che credono in questo mistero e si uniscono all’amore divino e trinitario in un patto di eterna alleanza.

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