San Clemente I, quarto Papa della chiesa cattolica

San Clemente I è il quarto papa dopo San Pietro, ecco la sua storia e le fonti che ci aiutano a conoscerlo

San Clemente I è il quarto Papa della chiesa cattolica, venerato come santo e martire sia dalla comunità cattolica, sia da quella ortodossa ed è quindi una figura di spicco del cristianesimo degli esordi e discendeva da una famiglia ebraica.

Le incertezze storiche su Clemente I

Le fonti storiche su Papa Clemente I non sono numerose ma si deduce che fosse nato a Filippi, antica città della Macedonia, ma non conosciamo la data ed era un liberto ebreo nella casa del politico romano Tito Flavio Clemente che aveva affrontato il martirio comminato da suo cugino e imperatore Domiziano (81-96 d.C).

La sua condizione sociale non era quindi elevata, dato che i liberti erano persone affrancate dalla schiavitù, ma con diritti giuridici limitati rispetti ai cittadini nati liberi ed aveva avuto modo di avvicinarsi al cristianesimo.

Alcuni ritengono che Tito Flavio Clemente e Clemente I fossero addirittura la stessa persona, mentre altri considerano il primo un ebreo convertito o un cristiano santo e martire della dinastia Flavia, ucciso intorno al 95 d.C. proprio per ordine di Domiziano. Di conseguenza, Tito Flavio sarebbe morto qualche anno prima di papa Clemente I e si tratterebbe quindi di due figure storiche distinte.

La Chiesa cattolica festeggia, non a caso, la ricorrenza di San Tito Flavio Clemente il 22 giugno e quella di San Clemente I e quarto papa, dopo Pietro, Lino e Anacleto, il 23 novembre, puntando decisamente sulla seconda interpretazione. In ogni caso, incrociare le fonti non è semplice neppure sulla data di morte, perché alcuni la collocano nel 97 d.C., al termine di 9 anni di pontificato, altri invece pensano che sia più corretto fissarla al 23 novembre dell’anno 100 o 101 perché studiosi più recenti ritengono che sia vissuto fino al regno di Traiano (98-117 d.C.).

Le fonti principali su San Clemente

Ci sono versioni contrastanti sull’ordinazione di Clemente a vescovo di Roma: S.Ireneo, teologo romano (130-202 d.C.) ha dichiarato l’origine miracolosa dell’episcopato di Clemente, dopo aver avuto la visione dei santi Pietro e Paolo che lo avevano di fatto designato alla carica. Al contrario, l’apologeta latino Tertulliano (160-220 d.C.) e sant’Epifanio di Salamina (315-403 d.C.) collocano Clemente come contemporaneo di Pietro e Paolo.

Lo stesso Tertulliano afferma che Clemente sia stato ordinato direttamente da San Pietro e il teologo San Girolamo ha condiviso la stessa opinione, tuttavia non abbiamo molte testimonianze riguardanti le decisioni assunte da San Clemente in qualità di Pontefice.

Per quanto la biografia di San Clemente sia poco conosciuta esistono racconti che lo collocano fra i martiri della Chiesa. In Particolare gli Acta Santorum, una raccolta della vita dei santi redatta tra XVII e XVIII secolo, affermano che Papa Clemente è stato condannato all’esilio in Crimea durante l’impero di Traiano.

La narrazione del martirio di San Clemente

La sua ardente attività apostolica tra i ranghi più alti dell’aristocrazia romana avrebbe provocato la reazione di chi contrastava la diffusione del cristianesimo e il progressivo tramonto delle credenze tradizionali pagane. In ogni caso, Clemente I e quarto Papap della Chiesa cattolica non si sarebbe arreso neppure da esiliato continuando la sua attività missionari tra e soldati e compagni di prigionia, costretti come lui ai lavori forzati in miniera.

La sua crescente fama di santità e zelo nella predicazione avrebbero allarmato i romani a tal punto da gettarlo in mare con un’ancora legata al collo. Il suo martirio non è stato vano perché, secondo la credenza antica, gli angeli avrebbero ricuperato il suo corpo seppellendolo in una piccola isola da cui il mare, per effetto miracoloso, si ritirava una volta all’anno facendo emergere la sepoltura e rendendola visibile ai devoti.

Gli storici sono tuttavia scettici sull’esatta dinamica dei fatti perché conosciamo poco sugli ultimi anni di Clemente e gli atti relativi al suo martirio sono giudicati in gran parte leggendari, anche perché lo storico Eusebio di Cesarea e san Girolamo affermano concordemente che Clemente muore nel 101, ma non parlano di esilio e di martirio. In ogni caso, i santi Cirillo e Metodio, intorno all’860 d.C., hanno rinvenuto quelli che si ritenevano fossero i resti di Clemente proprio in Crimea traslandoli poi a Roma.

La lettera alla Chiesa di Corinto

A San Clemente I e quarto Papa della Chiesa cattolica si attribuisce un testo noto come Prima lettera di Clemente o lettera ai corinzi che il pontefice aveva inviato in quella città, lacerata da dispute religiose. Per quanto l’autore non si esprima in prima persona, ma a nome della comunità di Roma, l’uniformità di stile indica un solo autore che parla con estrema autorevolezza, tipica del Papa, offrendo direttive precise da seguire in lingua greca.

Alcuni Padri della Chiesa lo hanno considerato per alcuni secoli un testo canonico, ma la tradizione successiva lo ha considerato un apocrifo del Nuovo testamento inseribile nella “letteratura subapostolica“, cioè la raccolta di scritti risalenti tra fine del I secolo e inizio del II, in epoca immediatamente successiva a quella degli Apostoli, e che si ispirano strettamente alla loro predicazione.

In particolare, Clemente prende posizione in modo duro contro l’espulsione di alcuni presbiteri anziani da parte di membri giovani della comunità di Corinto per sostituirli con figure nuove senza che il Pontefice riscontri nessun valido motivo per farlo e condanna l’iniziativa come dispotica e ingiustificabile.

Le ragioni del contendere denunciate nella lettera

Il pontefice Clemente fa riferimento alla soddisfazione dei presbiteri per gli aiuti ricevuti dalla Chiesa di Roma escludendo quindi che fosse quella la natura del contendere. Le dispute avevano spesso ragioni economiche e si poteva accusare un presbitero di gestione inefficace dei fondi necessari per aiutare le prime comunità a espandersi e proseguire la missione evangelizzatrice.

Tuttavia, non mancavano neppure le posizione eterodosse, ai limiti dell’eresia, che potevano scatenare rivolte e conflitti e si sospetta che la denuncia pontificia deplorasse l’allontanamento dei presbiteri provocato da gruppi gnostici, dato che il movimento filosofico-religioso, conosciuto come gnosticismo, aveva cominciato a svilupparsi nella Chiesa delle origine per poi raggiungere la massima diffusione a cavallo tra II e III secolo.

L’idea gnostica che fede, buone opere e grazia di Dio non servissero per la salvezza, si univa al principio che fosse necessario carpire i misteri dell’universo con una conoscenza mistico-intuitiva attraverso formule magiche e riti iniziatici riservati solo agli eletti, cozzando nettamente con l’insegnamento del cristianesimo, basato sulla portata universale del messaggio di salvezza  del Messia, ed era quindi contrastata dai Padri della Chiesa.

Gli aspetti fondamentali della Prima lettera di Clemente

La lettera di Clemente I coglie lo spunto della disputa in corso tra i presbiteri per tracciare alcune linee guida di riferimento invitando la Chiesa di Corinto ad osservarle per superare i dissidi:

  • Il Pontefice inizia con toni elogiativi che si riferiscono alla precedente condotta soddisfacente della comunità di Corinto
  • Il testo approfondisce la denuncia dei vizi e loda le virtù anche con numerose illustrazioni tratte dalle scritture dell’Antico Testamento
  • Segue un chiaro rimprovero per i disordini contemporanei con tono  molto discorsivo che rende più efficace la descrizione dei problemi
  • Le esortazioni generali si collegano sempre al problema pratico della disputa con un tono da omelia, al quale Clemente ricorreva per offrire esempi edificanti e modelli di comportamento per la comunità cristiana
  • Fede a amore sono due pilastri insostituibili che hanno tenuto unita la Chiesa, anche nei momenti di persecuzione, per garantire un culto disciplinato e non conflittuale.

La lettera è quindi una sorte di esortazione che riprende la tradizione apostolica di cui il Pontefice è continuatore, il testo veniva letto in pubblico a Corinto ma, nel corso del IV secolo, la divulgazione si era esteso ad altre comunità cristiane, e la si trova allegata al Codice Alessandrino (Codex Alexandrinus), manoscritto greco del IV secolo-V della Bibbia, contenente la traduzione in greco dell’Antico Testamento (detta Settanta) e il Nuovo Testamento. In ogni caso, gli studiosi ritengono che la Prima Lettera di Clemente non ha mai raggiunto il rango di testo ufficiale e canonico della Chiesa.

La concezione della Chiesa moderna sulla prima lettera di Clemente

Papa Benedetto XVI durante l’udienza generale del 7 marzo 2007 ha dato un profondo risalto alla prima lettera di Clemente esprimendosi come segue: “Al termine [della lettera], la grande preghiera conferisce un respiro cosmico alle argomentazioni precedenti. Clemente loda e ringrazia Dio per la sua meravigliosa provvidenza d’amore, che ha creato il mondo e continua a salvarlo e a santificarlo. Particolare rilievo assume l’invocazione per i governanti.

Dopo i testi del Nuovo Testamento, essa rappresenta la più antica preghiera per le istituzioni politiche. Così, all’indomani della persecuzione i cristiani, ben sapendo che sarebbero continuate le persecuzioni, non cessano di pregare per quelle stesse autorità che li avevano condannati ingiustamente“.

Da queste dichiarazioni si deduce, che, per quanto non siamo certi sull’avvenuto martirio, San Clemente I e quarto papa della Chiesa cattolica ha governato la barca di Pietro in una fase storica turbolenta, si è confrontato spesso con le autorità imperiali romane e ha certamente lottato contro l’ostilità dei pagani e le teorie gnostiche, spendendosi in prima persona per mantenere unita la comunità cristiana delle origini e proteggerla da discordie terrene e dottrinali che la insidiavano.

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