I dieci Comandamenti meritano un approfondimento per comprendere quali sono e il loro significato, dato che sono il fondamento della legge divina contenuta nelle due tavole che, secondo la Bibbia, Dio ha offerto a Mosè sul monte Sinai: “Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio“(Esodo 31,18).
- Non avrai altro Dio fuori di me
- Non nominare il nome di Dio invano
- Ricordati di santificare le feste
- Onora il padre e la madre
- Non uccidere
- Non commettere atti impuri
- Non rubare
- Non dire falsa testimonianza
- Non desiderare la donna d’altri
- Non desiderare la roba d’altri
I dieci Comandamenti e il loro significato
I dieci Comandamenti, o Decalogo (dieci parole) sono il fondamento dell’Antico Testamento per Ebrei e Cristiani e contengono le leggi fondamentali che Dio ha insegnato agli uomini affinché le mettano in pratica per ottenere la salvezza eterna. Inoltre, I comandamenti si iscrivono nella teologia dell’alleanza tra Dio e il popolo d’Israele
In realtà, le ingiunzioni sono più di dieci e il testo è presente in due versioni parzialmente diverse in due libri della Bibbia (Esodo e Deuteronomio che sono rispettivamente secondo e quinto libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana).
La suddivisione dei comandamenti e il significato secondo le confessioni religiose
C’è una differenza tra le varie tradizioni religiose riguardo alla suddivisione dei comandamenti con particolare riferimento al rapporto tra primo e secondo comandamento e tra nono e decimo.
Ebrei, ortodossi, evangelici e testimoni di Geova inseriscono infatti il divieto di fare immagini di Dio e adorarle in modo idolatrico nel secondo comandamento, separando questo divieto dal primo. Inoltre, il decimo comandamento che proibisce di desiderare la donna del prossimo estende il divieto anche alle cose e animali degli altri.
La Chiesa cattolica occidentale e i luterani, al contrario, s’ispirano alla tradizione di S. Agostino e al testo del Deuteronomio, anziché all’Esodo. Di conseguenza, considerano la prescrizione contro le immagini parte del primo comandamento. Inoltre, scindono il divieto di desiderare la moglie altrui per valorizzare la donna sulle altre “proprietà” del prossimo.
Suddivisione dei comandamenti secondo la tradizione ebraica originale tradotta in Italiano in base al testo dell’Esodo
- Io sono il Signore Iddio tuo che ti feci uscire dalla terra d’Egitto, dalla casa degli schiavi. Non avrai altri dei al mio cospetto
- Non ti farai alcuna scultura né immagine qualsiasi di tutto quanto esiste in cielo al di sopra o in terra al di sotto o nelle acque al di sotto della terra. Non ti prostrare loro e non adorarli poiché Io, il Signore tuo Dio, sono un Dio geloso che punisce il peccato dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione per coloro che Mi odiano. E che uso bontà fino alla millesima generazione per coloro che Mi amano e che osservano i Miei precetti
- Non pronunziare il nome del Signore Dio tuo invano. Poiché il Signore non lascerà impunito chi avrà pronunciato il Suo nome invano
- Ricordati del giorno del Sabato per santificarlo. Durante sei giorni lavorerai e farai ogni tua opera. Ma il settimo giorno sarà giornata di cessazione del lavoro dedicata al Signore tuo Dio; non farai alcun lavoro né tu né tuo figlio né tua figlia né il tuo schiavo né la tua schiava né il tuo bestiame né il forestiero che si trova nelle tue città. Poiché in sei giorni il Signore creò il cielo e la terra, il mare e tutto quanto essi contengono, riposò nel giorno settimo; per questo il Signore ha benedetto il giorno del Sabato e lo ha santificato
- Onora tuo padre e tua madre, affinché si prolunghino i tuoi giorni sulla terra che il Signore Dio tuo ti dà
- Non uccidere
- Non commettere adulterio
- Non rubare
- Non fare falsa testimonianza contro il tuo prossimo
- Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie di lui, né il suo schiavo e la sua schiava, né il suo bue né il suo asino né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.
Suddivisione secondo la tradizione cattolica in base al testo del Deuteronomio
- Io sono il Signore, tuo Dio… Non avere altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine… Non ti prostrerai davanti a quelle cose…
- Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio…
- Osserva il giorno di sabato per santificarlo… (poi trasformato in “ricordati di santificare le feste”).
- Onora tuo padre e tua madre…
- Non uccidere
- Non commettere adulterio (poi trasformato in “non commettere atti impuri”)
- Non rubare
- Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo
- Non desiderare la moglie del tuo prossimo
- Non desiderare la casa del tuo prossimo… né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.
La sintesi del catechismo della Chiesa cattolica
La tradizione cattolica ha quindi sintetizzato nel corso del tempo i comandamenti nella formula contenuta nel Deuteronomio e, a livello catechistico, la Chiesa li ha riassunti e interpretati nella formula che tutti conoscono e hanno studiato:
Io sono il Signore, Dio tuo;
1. Non avrai altro Dio fuori di me;
2. Non nominare il nome di Dio invano;
3. Ricordati di santificare le feste
4. Onora il padre e la madre
5. Non uccidere
6. Non commettere atti impuri
7. Non rubare
8. Non dire falsa testimonianza
9. Non desiderare la donna d’altri
10. Non desiderare la roba d’altri.
Il significato profondo dei comandamenti
I comandamenti sono espressi prevalentemente in forma negativa (“non fare …”, “non dire …”) e per questo sono spesso erroneamente interpretati in modo riduttivo, quasi fosse sufficiente non uccidere, non rubare, ecc. per ritenersi a posto con la volontà di Dio.
In effetti, è vero che è proibito a ognuno infrangere questi precetti vincolanti, ma Giovanni Paolo II (Veritatis splendor, 52) ha chiarito che l’obbligo di rispettare i comandamenti in ogni circostanza non è un divieto fine a se stesso ma, al contrario, indica che “il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo non ha nella sua dinamica positiva nessun limite superiore”, cioè è un invito ad amare sempre di più: c’è invece “un limite inferiore, scendendo sotto il quale si viola il comandamento“.
L’elenco dei comandamenti non va mai ovviamente disgiunto dal preambolo fondamentale che costituisce il presupposto di tutta la legge divina da cui non si può prescindere per metterla in pratica correttamente: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù“.
Il patto tra Dio e gli uomini
I comandamenti sono quindi un patto e un’alleanza con Dio che ha già tenuto fede ai suoi impegni dando con ciò garanzia di non venir mai meno alla sua fedeltà. Sono inoltre un atto con il quale Dio, il liberatore, mette gli uomini nella condizione privilegiata di liberati da ogni forma di male e peccato se si uniformano alla Sua legge.
Di conseguenza, Dio non impone, i comandamenti per sottomettere gli uomini ma, al contrario, le tavole della legge sono fondamento della nostra libertà, perché indicano un percorso verso la terra promessa, che per i cristiani è la vita eterna, aiutandoci a percorrere la strada giusta verso la salvezza e a ritrovarla ogni volta che la perdiamo di vista, cadendo nell’errore o nel peccato.
L’insegnamento di Gesù sull’osservanza dei comandamenti
Gesù non ho abolito, bensì ha portato a “compimento”, la legge compendiata nei dieci comandamenti (Matteo 5,17) e ha indicato la via per salvarsi insegnando che occorre prima amare Dio e, di conseguenza, rivolgere lo stesso impegno verso il prossimo:
“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente…Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Matteo 22, 37-39).
Riflessione sui primi tre comandamenti della versione catechistica
I primi tre comandamenti riguardano direttamente il rapporto tra uomo e Dio:
- “Non avrai altro Dio fuori di me“ significa che occorre mettere Dio al primo posto nella propria vita e non si può quindi idolatrare denaro, beni materiali, potere e carriera. In pratica invita a non creare idoli e diventarne schiavi, come avevano fatto gli ebrei, in assenza di Mosè, quando avevano adorato il vitello d’oro.
- “Non nominare il nome di Dio Invano“ è un richiamo a evitare bestemmie, imprecazioni o parole irriverenti e scandalose contro Dio, ma si contravviene anche parlando del Signore con leggerezza, ironia, mancanza di rispetto o inutilmente e a sproposito, per tornaconto, rabbia o disprezzo.
- “Ricordati di santificare le Feste“ è, ancora una volta, una prescrizione in senso positivo, perché ci ricorda l’osservanza del riposo nel settimo giorno (sabato nella tradizione ebraica e domenica per i cristiani), in cui ci si dovrebbe dedicare per prima cosa al culto di Dio, con la lettura dei testi sacri e la preghiera. Per i cristiani la domenica è “il primo dopo il sabato” (Giovanni 20,19), in cui è risuscitato Gesù ed è iniziata una nuova era con la vittoria di Cristo sulla morte, la sconfitta di Satana e il compimento delle Scritture.
I successivi tre comandamenti che regolano i rapporti tra gli uomini
- “Onora il padre e la madre“ apre la seconda tavola della legge, quella che racchiude i comandamenti orientati alla carità verso il prossimo. Dio ci comanda quindi di mettere i genitori, al primo posto nella lista dell’amore al prossimo, perché ci hanno generato e sono state le persone più vicine a noi fin dalla nascita. Non è infatti possibile dividere il proprio pane con l’affamato, ospitare il misero senza ricovero, vestire gli ignudi se non si amano i propri genitori che ci hanno dato comunque la possibilità di esistere, premessa indispensabile per conoscere Dio e il Suo progetto di salvezza.
- “Non uccidere“ è, in poche parole, una conseguenza logica del precedente riguardo il rispetto della vita come dono più prezioso che il Signore ha dato all’uomo come un capitale da investire, per produrre frutti di vita eterna, come spiega Gesù nella Parabola dei talenti (Mt 25,14-30). Attraverso l’impegno e le difficoltà terrene l’uomo ha dunque la possibilità di guadagnarsi l’eternità della gloria e non ha quindi il diritto di stroncare l’esistenza dei suoi simili.
- “Non commettere atti impuri“ è una rivisitazione e ampliamento del non commettere adulterio, perché se l’uomo offende Dio col peccato, lo fa, per lo più, attratto dal piacere e la mancanza più grave è il vizio della lussuria che esprime egoismo e porta gli esseri umani a peccare e a far peccare i loro simili: “Il piacere sessuale è moralmente disordinato quando è ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di unione coniugale” (Catechismo della Chiesa Cattolica 2351)
I quattro ulteriori comandamenti che insegnano a rispettare e amare il prossimo
- “Non rubare“ è il settimo comandamento che va rispettato per non impossessarsi delle proprietà altrui ed evitare un’offesa alla giustizia e alla carità, arrecando danno al prossimo nei suoi beni. Quindi, oltre a furto e rapina, le violazioni riguardano anche la mancata osservanza di contratti, convenzioni e obblighi professionali, con frode, negligenza o imperizia
- “Non dire falsa testimonianza” L’ottavo comandamento proibisce di falsare la verità nelle relazioni con gli altri e comprende due leggi: una che proibisce di dire falsa testimonianza, l’altra che comanda di pesare le nostre parole e le nostre azioni con la verità, eliminando ogni menzogna, compresa la falsa lode. Inoltre, è proibita anche denigrare gli altri perché provoca sciagure. Piuttosto che mentire è meglio fare silenzio, Gesù ha detto infatti: “Di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato” (Matteo 12, 36-37)
- “Non desiderare la donna d’altri” Il nono comandamento si collega al sesto, nel quale, fra le altre mancanze, è condannato l’adulterio. Dio lo ha previsto perché conosce le debolezze umane e il confine sottile tra desiderio e volontà. Non solamente l’atto compiuto, ma anche il desiderio di esaudirlo è peccato, perché s’inizia desiderando, poi si prosegue con la seduzione e infine si esegue l’atto: “Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matteo 5,28). Inoltre, il comandamento vieta di ridurre la persona da soggetto a oggetto e questo peccato può verificarsi anche all’interno del matrimonio, quando un coniuge desidera l’altro solo per il suo piacere
- “Non desiderare la roba d’altri” è l’ultimo dei comandamenti, ma non certo in ordine d’importanza, dato che Dio condanna i desideri umani provocati non da necessità, ma da invidia che è un vizio capitale, provocato dal desiderio smodato dei beni altrui, con la volontà di appropriarsene con mezzi illeciti e violenti. Inoltre, i beni materiali sono il mezzo della vita, ma non il fine: “Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarlo e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarlo né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, la sarà anche il tuo cuore” (Mt 6, 19-21).