Sant’Evaristo, quinto Papa della chiesa cattolica

Sant'Evaristo, il quinto successore di Pietro che si è scontrato con l'impero romano all'apice della potenza e il suo importante lascito ereditario alla Chiesa

Quinto Papa della Chiesa cattolica e predecessore di Alessandro I, Sant’Evaristo ha assunto il primato attribuito al Romano Pontefice in una fase delicata del cristianesimo delle origini, nel pieno del regno di Traiano imperatore, tra persecuzioni e catacombe che contrassegnavano la vita delle prime comunità.

Le tensioni tra impero romano e cristianesimo

Nei primi secoli della Chiesa, la visuale romana e quella cristiana erano decisamente conflittuali, dato che i seguaci di Gesù non consideravano l’imperatore e la struttura politica e sociale di Roma come il fulcro centrale dell’esistenza, ma s’ispiravano all’insegnamento evangelico in prospettiva ultraterrena, osservando soprattutto il principio “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22, 15-21).

Sant’Evaristo diventa papa in un momento in cui il cristianesimo comincia ad affermarsi, ma si confronta con la fase di massimo consolidamento dell’impero romano, e quindi di estrema influenza politica e militare, sotto la spinta propulsiva dell’imperatore Traiano (98-117 d.C.).

La giovinezza di Evaristo e il trasferimento a Roma

Le fonti, a partire dal Liber Pontificalis, raccolta cronologica di biografie di pontefici risalente al VI secolo, spiegano che Evaristo è nato in Grecia da padre ebreo, ma non conosciamo l’anno, e che, durante la giovinezza, ha frequentato le principali scuole della sua patria d’origine, unendo però alla cultura filosofica e letteraria anche lo studio della dottrina cristiana. Alcuni ritengono invece che sia nato a Betlemme e si sia trasferito poi a Roma per studiare, ma non ci sono certezze in merito.

In ogni caso, l’interesse religioso lo ha spinto successivamente a convertirsi e a iscriversi ai catecumeni, cioè coloro che intraprendono il percorso di fede stabilito per essere ammessi al Sacramento del Battesimo.

Evaristo era animato da grande zelo apostolico, attirando l’attenzione non solo fra i connazionali, ma anche a Roma dove la sua fama di sapienza e fede cristiana lo avevano preceduto, inducendo il pontefice Anacleto (76-88 d.C.) a considerarlo un valido collaboratore.

Secondo le fonti più antiche, Evaristo sarebbe poi stato successore di Anacleto ma, in realtà, Clemente I era stato il pontefice immediatamente successivo, salendo al soglio tra 88 e 97 d.C. All’epoca, la carica di pontefice non era probabilmente a vita, perché Clemente l’aveva lasciata proprio quell’anno, per dedicarsi alla vita missionaria e morire poi martire in Crimea sul Mar Nero nel 101, ma non si esclude che fosse stato invece costretto all’esilio dall’imperatore Nerva.

Il pontificato di Evaristo

Non conosciamo tutti i passaggi nella carriera religiosa di Evaristo che lo hanno portato al soglio pontificio, ma certamente godeva del consenso dei fedeli, al punto da indurre la Chiesa a eleggerlo nel 97 d. C. come successore di Clemente, in un momento delicato per il cristianesimo delle origini.

In effetti, le persecuzioni non erano continue ma presenti come una sorta di fiume carsico per i cristiani e, nei momenti peggiori, si ricorreva alla vita nelle catacombe e in clandestinità, dove il clero celebrava le funzioni, decideva le nomine e discuteva le disposizioni da adottare.

Secondo Eusebio di Cesarea, vissuto nel IV secolo e autore della Storia Ecclesiastica, Clemente ha trasmesso “Il sacro Ministero ad Evaristo” dopo nove anni di pontificato nel 97 d. C. conferendogli un’investitura piena. Di conseguenza, l’Annuario pontificio indica Evaristo come papa a pieno titolo già da quell’anno e lo considera il quinto successore di Pietro.

Nonostante il periodo difficile per la Chiesa, Evaristo si è distinto per decisione e spirito organizzativo, realizzando importanti cambiamenti nella gerarchia ecclesiastica e consolidando il rapporto tra il clero e le comunità dei fedeli:

  • Divisione della diocesi di Roma in Titoli e parrocchie con a capo un prete cardinale
  • Impulso al sacramento del matrimonio con celebrazione pubblica e benedizione del sacerdote
  • Potenziamento dell’attività di predicazione
  • Consacrazione di 15 vescovi, 17 sacerdoti e 2 diaconi.

La datazione incerta della morte

Le date di morte non coincide in tutte le fonti, perché alcune parlano di martirio, avvenuto nel 121, ma Traiano non poteva averlo deciso, perché era deceduto 4 anni prima. Alcuni studiosi ritengono che il suo decesso risalga intorno al 108 ma, secondo studi più recenti, sarebbe morto proprio durante il regno di Traiano nell’anno 105, esattamente dopo 9 anni di pontificato, ma non c’è prova che lo abbiano martirizzato.

L’eredità di Evaristo e il culto di venerazione

Papa Evaristo ha lasciato un’eredità indiscussa alla Chiesa, perché ha avuto l’idea decisiva di diffondere un’istituzione ancora portante della chiesa cattolica, cioè la parrocchia, dal greco parokìa che significa “vicinato”, ne individua il contesto territoriale e mantiene uniti i fedeli ai sacerdoti.

Nonostante non  vi siano certezze sul suo martirio, esiste una preghiera dedicata a questo pontefice che risale ai primi secoli della Chiesa: “Riguarda, Dio onnipotente, la nostra infermità, e giacché siamo oppressi dai peccati, ci protegga la gloriosa intercessione del tuo beato martire e Pontefice Evaristo“. La Chiesa lo ha quindi canonizzato e inserito nel calendario dei Santi, festeggiandolo il 27 ottobre, e rendendo ufficiale il culto di venerazione dei fedeli.

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