I miracoli di Sant’Antonio di Padova

I prodigi di uno dei santi più conosciuti al mondo: Antonio di Padova

Sant’Antonio di Padova è famoso nel mondo per i miracoli che ha compiuto ed è quindi importante ripercorrere le tappe salienti della sua vita, ma occorre comunque specificare che Antonio non è il suo nome di battesimo e non è neppure nato in Italia.

Secondo la tradizione e alcune fonti antiche, il futuro Antonio di Padova nasce infatti a Lisbona il 15 agosto 1190, riceve il battesimo come Fernando ed è figlio di Martino de’ Buglioni e Maria Taveira. Di famiglia aristocratica, si presume abbia seguito la carriera militare per un periodo, dopo aver ricevuto la prima formazione culturale e spirituale dai Canonici della cattedrale portoghese.

E’ probabile che abbia avvertito la vocazione religiosa verso i 18 anni, lasciando Lisbona per avviarsi alla vita religiosa tra gli agostiniani nel convento di Santa Cruz di Coimbra  dove si forma in ogni campo dello scibile umano e teologico, con profonda conoscenza della Bibbia e della tradizione patristica.

I miracoli di Sant’Antonio di Padova preceduti dal sacerdozio

Intorno al 1220, Fernando diventa sacerdote ma, nello stesso anno lascia l’ordine agostiniano per entrare nei francescani, poichè è ammirato dallo spirito missionario e dalla vicinanza agli ultimi dei seguaci di San Francesco.

In quell’occasione, abbandona il nome di battesimo e assume quello di Antonio, in onore dell’eremita egiziano titolare del romitorio (rifugio per eremiti) di Santo Antonio de Olivares, nel quale vivevano alcuni francescani.  Tuttavia, il nuovo nome, nella sua etimologia etrusca, conserva lo stesso significato di Fernando: “coraggioso, inestimabile che combatte per la pace”.

L’arrivo in Italia e la conclusione della vita di Sant’Antonio di Padova

Antonio era stato missionario in Marocco, da cui era rientrato con la malaria, pensando però di continuare a fare il missionario e di accettare anche il martirio, ma un naufragio lo trascina presso Milazzo (Messina) per poi risalire verso Assisi e Montepaolo (Forlì) dove vive un importante esperienza contemplativa in eremitaggio.

Nel 1222, Antonio mostra all’assemblea le grandi doti di predicatore con un’esortazione nel corso della cerimonia per le ordinazioni sacerdotali domenicane e francescane, rivelando la sua profonda cultura biblica, salda dottrina teologica e profonda spiritualità che provoca stupore e commozione nei presenti.

E’ l’inizio della nuova vita di predicatore per Antonio che, dalla Romagna, lo condurrà fino a Padova con due soggiorni, in realtà, abbastanza brevi: il primo tra il 1229 e il 1230 e il secondo nell’anno successivo che è quello della sua morte, avvenuta il 13 giugno 1231 a soli 41 anni.

Antonio spira mormorando: “Vedo il mio Signore” e viene sepolto a Padova, nella chiesetta di santa Maria Mater Domini, il rifugio spirituale del Santo nei periodi di intensa attività apostolica. La fama dei tanti prodigi compiuti, convince il pontefice Gregorio IX a bruciare le tappe del processo canonico e a proclamarlo Santo dopo neppure un anno dalla scomparsa, il 30 maggio 1232. 

La virtù cristiana di Sant’Antonio di Padova

Sant’Antonio di Padova ha composto molti sermoni ed è un grande teologo sia del culto mariano, sia nello studio della figura di Cristo, che considera il punto di riferimento che lo ha ispirato a improntare la vita, il pensiero, l’aiuto verso il prossimo e la predicazione nel modo più efficace. Le sue omelie, non a caso, sono considerate ancora oggi un vero e proprio itinerario di vita cristiana che conduce verso la salvezza eterna.

Le virtù cristiane esercitate in grado eroico hanno condotto Antonio di Padova sulla via di santità, la sua profonda preparazione teologica lo annovera fra i dottori della Chiesa e papa Gregorio IX gli aveva già riconosciuto questo titolo il giorno della sua canonizzazione rivolgendogli una speciale invocazione: ” O Dottore della Chiesa, beato Antonio, amatore della divina parola, prega per noi il Figlio di Dio”.

I miracoli di Sant’Antonio di Padova

I prodigi operati dal frate francescano sono davvero innumerevoli e già le prime biografie avevano raccolto una serie di prodigi che, uniti alla sua grande carità e al continuo impegno teologico, avevano portato alla sua canonizzazione in tempi rapidissimi.

Miracolo di guarigione, il piede riattaccato

Un uomo di Padova, di nome Leonardo, confessa ad Antonio di avere dato con violenza un calcio alla madre. Antonio condanna il suo gesto e commenta: “Il piede che colpisce la madre o il padre, meriterebbe di essere tagliato all’istante“.

L’uomo, colpito dal rimorso, si recide il piede e la notizia si diffonde immediatamente. Antonio raggiunge subito l’uomo e, dopo un’orazione, congiunge alla gamba il piede mozzato, facendo il segno della croce e il piede rimane attaccato alla gamba. L’uomo si alza senza problemi, inizia a camminare, a saltare allegramente, lodando Dio e ringraziando il santo frate.

Prodigio di risurrezione, il pane dei poveri

Un bambino di 20 mesi chiamato Tommasino resta solo in casa a giocare e, quando la madre rientra lo ritrova senza vita, perché era affogato in un mastello d’acqua. Disperata, invoca l’aiuto del Santo e fa un voto: donare ai poveri tanto pane quanto è il peso del bambino in cambio della Grazia e il figlio torna miracolosamente in vita.

Da questo episodio, trae origine la tradizione del pondus pueri” (il peso del bambino) che è una preghiera con la quale i genitori promettevano a sant’Antonio tanto pane quanto fosse il peso dei loro figli per ottenerne la protezione.

Inoltre, questo miracolo ha ispirato l’Opera del pane dei poveri e la Caritas antoniana  che sono le organizzazioni incaricate di portare cibo, generi di prima necessità e assistenza ai poveri di tutto il mondo.

Miracoli di conversione spirituale: la mula

Durante un dibattito fra Antonio e un eretico, quest’ultimo sfida il Santo a dimostrare con un miracolo la vera presenza di Cristo nell’ostia consacrata promettendo che, se il frate francescano ci fosse riuscito, avrebbe accettato di convertirsi.

La sfida era, in realtà, un piano per intrappolare Antonio in un tranello, perché l’eretico avrebbe tenuto chiusa la sua mula per alcuni giorni nella stalla, senza darle da mangiare, poi intendeva portarla in piazza di fronte alla gente, mettendole davanti della biada.  A quel punto, Antonio avrebbe dovuto mettere l’ostia di fronte alla mula e, solo nel caso in cui l’animale si fosse inginocchiato davanti all’ostia consacrata, rifiutando il cibo, l’eretico si sarebbe convertito.

Nel giorno stabilito, il Santo mostra l’ostia alla mula e dice: “In virtù e in nome del Creatore, che io, per quanto ne sia indegno, tengo veramente tra le mani, ti dico, o animale, e ti ordino di avvicinarti prontamente con umiltà e di prestargli la dovuta venerazione“. La mula non lascia neanche finire Antonio di parlare e prontamente abbassa la testa fino ai garretti, inginocchiandosi davanti al corpo di Cristo.

L’incontro con Ezzelino

Questo prodigio esalta Antonio come difensore dei poveri che non temeva di sfidare gli oppressori, uno dei quali era il famigerato Ezzelino da Romano, signore della Marca Trevigiana e responsabile di grandi efferatezze.

Ezzelino aveva compiuto, tra i tanti misfatti,  una terribile strage presso Verona e Antonio decide d’incontrarlo per rivolgergli un’invettiva senza sconti: “O nemico di Dio, tiranno spietato, cane rabbioso, fino a quando continuerai a versare sangue innocente di cristiani? Ecco, ti pende sopra il capo la sentenza del Signore, terribile e durissima!”.

Ma la reazione di Ezzelino è inaspettata: non ordina alle guardie di uccidere all’istante il frate francescano e, al contrario, dispone che sia allontanato senza alcuna violenza lasciando i testimoni esterrefatti con la sua spiegazione:

Commilitoni, non stupitevi di ciò. Vi dico in tutta verità, che ho visto emanare dal volto di questo padre una specie di fulgore divino, che mi ha atterrito al punto che, di fronte a una visione così spaventosa, avevo la sensazione di precipitare subito all’inferno“.

Il neonato che parla

La santità di Antonio si manifesta riportando armonia nelle famiglie anche a Ferrara, dove un padre non vuole nemmeno toccare il figlio, nato da pochi giorni, perché crede che sia frutto di un tradimento della moglie.

Il frate francescano prende allora in braccio il neonato e gli dice: “Ti scongiuro in nome di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, nato da Maria vergine, di dirmi a voce chiara, così che tutti sentano, chi è tuo padre“.

Il bambino, secondo l’uso antico, è legato in fasce e non muove neppure la mani ma, fissando negli occhi il genitore, esclama: “Ecco, questo è mio padre!”. Nello sconcerto generale, Antonio riprende la parola rivolgendosi all’uomo: “Prendi tuo figlio e ama tua moglie, che è intemerata e merita tutta la tua riconoscenza“.

La dichiarazione profetica, il cuore dell’avaro

Questo miracolo testimonia la costante presenza divina nella vita di Antonio e si svolge in Toscana, dove si stanno svolgendo i funerali solenni di un uomo molto ricco. Improvvisamente, il frate francescano interrompe la celebrazione perché è scosso da un’ispirazione miracolosa e grida che non si può procedere con il rito e la sepoltura in luogo consacrato, perché al ricco scomparso manca il cuore.

I presenti rimangono sconvolti e inizia un’accesa discussione ma, alla fine, arrivano dei medici che aprono il petto del defunto senza trovare il cuore nella sua cassa toracica, dato che, in realtà, è nella cassaforte dove l’avaro conservava il patrimonio.

La predica ai pesci

Proprio come San Francesco, che parlava agli uccelli, anche Antonio avrebbe avuto un’esperienza analoga con i pesci nella città di Rimini, che era in mano a gruppi di eretici decisi a impedire che il santo frate predicasse.

Antonio è talmente circondato dall’ostilità, che non sa più a chi rivolgersi: le chiese sono vuote, in piazza non lo ascolta nessuno e si mette quindi a camminare, pregando e pensando al da farsi, finché arriva al mare.

Ispirato da Dio, Antonio esclama: “Dal momento che voi dimostrate di essere indegni della parola di Dio, ecco, mi rivolgo ai pesci, per confondere più apertamente la vostra incredulità” e, prontamente centinaia di pesci affiorano in formazione ordinata per ascoltare la parola di Dio.

Sant’Antonio e Gesù Bambino

Poco prima di morire, Antonio si ritira in preghiera a Camposampiero, vicino a Padova, e il signore del luogo, il conte Tiso, che già ospitava una comunità francescana, gli fa costruire un rifugio a forma di celletta fra i rami di un maestoso noce, nel bosco della sua proprietà.

Una sera, il conte si reca nel rifugio dell’amico Antonio, e, dall’uscio socchiuso, vede sprigionarsi un intenso splendore. Temendo un incendio, spinge la porta e resta immobile davanti a una scena prodigiosa: Antonio stringe fra le braccia Gesù Bambino.

Quando si riscuote dall’estasi e vede Tiso commosso, Antonio lo prega di non parlare con nessuno dell’apparizione celeste. Il conte mantiene la promessa, raccontando quello che aveva visto solo dopo la morte del Santo.

Prodigi dopo morte

L’8 aprile del 1263, si conclude una fase decisiva della costruzione della nuova basilica di Padova, e San Bonaventura da Bagnoregio, allora Ministro generale dei francescani, presiede la cerimonia di traslazione di Sant’Antonio.

Durante l’esame dei resti, Bonaventura si accorge che la lingua del Santo era rimasta incorrotta ed esclama: “O lingua benedetta, che sempre hai benedetto il Signore e l’hai fatto benedire dagli altri, ora si manifestano a tutti i grandi meriti che hai acquistato presso Dio”.

Tra il 14 o 15 febbraio del 1350, anche il cardinale Guido de Boulogne-sur-Mer, Legato Pontificio, si reca a Padova per adempiere un voto, essendo stato guarito dalla peste, e dona un prezioso reliquiario nel quale lui stesso sistema l’osso mandibolare del santo di Padova che è venerato ancora oggi.

Il culto di Sant’Antonio di Padova

Sant’Antonio è tra i santi più noti e amati nel mondo dato che milioni di pellegrini e devoti, visitano ogni anno la sua Basilica a Padova venerandolo come protettore e artefice di infiniti miracoli. Benedetto XV elegge Sant’Antonio da Padova “patrono particolare e protettore della Custodia di Terra Santa” nel 1920, ma il frate francescano è anche patrono del Portogallo, del Brasile e di numerose città italiane, spagnole e degli Stati Uniti.

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