San Lino, secondo Papa della chiesa cattolica

San Lino, secondo Papa e quindi successore di San Pietro, è il primo pontefice italiano, originario di Volterra

Alla morte di San Pietro sale al soglio pontificio il futuro San Lino, secondo Papa della chiesa cattolica e con lui s’inaugura la lunghissima stagione dei papi italiani, essendo nato a Volterra e quindi toscano di origine.

San Lino è il secondo papa della chiesa cattolica: ecco le fonti che lo citano

Le fonti storiche su Lino non sono numerose ma la sua origine italiana è confermata da vari studiosi tra i quali Cesare Baronio, lo storico cinquecentesco della Chiesa, ciononostante ignoriamo la data precisa di nascita e di morte e dove abbia trascorso la sua gioventù con il relativo percorso di studi.

Lino è probabilmente il soprannome di Fabio Quintilio e, secondo il Liber Pontificalis che riunisce le informazioni biografiche dei Papi fino a Pio II (1464), Lino era originario della Tuscia, cioè dell’Etruria che, in origine si estendeva tra Toscana, Umbria occidentale e Lazio settentrionale.

L’erudito volterrano Raffaello Maffei, in base ai suoi studi, ha identificato la città natale di Lino che sarebbe in conclusione Volterra e, nel 1480, ha fatto edificare una chiesa con annesso un monastero femminile sul luogo in cui Maffei riteneva che sorgesse la casa paterna del pontefice.

I tempi difficili della Chiesa nascente e il ruolo di San Lino

Gli studiosi ritengono che Lino si sia trasferito a Roma per motivi di studio e solo in seguito si sia convertito al cristianesimo conoscendo e frequentando le figura di maggiore importanza della Chiesa nascente tra le quali Paolo di Tarso.

Uno dei Padri della Chiesa, Ireneo di Lione (II secolo), dice che Pietro e Paolo affidarono a Lino responsabilità importanti, inoltre Paolo ha citato proprio lui nella seconda lettera a Timoteo: “Ti salutano Eubulo, Pudente, Lino, Claudia e tutti i fratelli…“. Inoltre, il brano di Ireneo (Adversus haereses, III, III 3) recita: “Dopo che gli apostoli Pietro e Paolo fondarono ed organizzarono la Chiesa [a Roma], essi conferirono l’esercizio dell’ufficio episcopale a Lino“.

Lino successore di Pietro

Lino avrebbe più volte sostituito Pietro quando il primo Papa era assente da Roma, durante i suoi viaggi apostolici e questo fa ritenere che godesse già di ampia fiducia, anche se non abbiamo certezza che la sua designazione a successore sia stata favorita dallo stesso Pietro.

Lino è una personalità stimata da Pietro e Paolo e non può evitare di essere coinvolto nelle prime persecuzioni che i cristiani affrontano, culminate nell’uccisione di San Pietro e primo papa, durante l’impero di Nerone, tra il 64 e il 67 d.C.

L’inizio del papato di San Lino

Lino è designato Papa dopo la morte di Pietro e Paolo, secondo gli studi più recenti, quindi si affida a lui la guida della comunità cristiana, scossa dalle persecuzioni e dalla morte dei due pilastri celebrati insieme dalla Chiesa nella ricorrenza del 29 giugno.

Tutti gli antichi elenchi dei vescovi di Roma si sono conservati, a dire il vero, grazie a personalità protagoniste nei primi secoli del cristianesimo tra i quali il padre della Chiesa e Ireneo di Lione, lo scrittore Giulio Africano, il teologo Ippolito da Roma e il vescovo Eusebio di Cesarea.

Il Catalogo Liberiano del 354 è un’importante fonte aggiuntiva, e tutte pongono il nome di Lino immediatamente dopo quello di Pietro anche se questi elenchi furono redatti in effetti a posteriori, basandosi su una lista dei vescovi romani che esisteva al tempo di Papa Eleuterio (175-189 d.C.).

Che gli esordi del nuovo Papa non siano stati tranquilli, lo dimostra il periodo travagliato della storia romana alla morte di Nerone dato che, nel giro di un anno, si erano avvicendati quattro imperatori tre dei quali avevano in effetti fatto una brutta fine: Servio Sulpicio Galba era stato sgozzato nel Foro, Otone si era suicidato e Vitellio era stato addirittura linciato dai romani.

Il Papato di Lino coincide con il periodo imperiale di Vespasiano?

Solo nel 69 d.C., cioè circa due anni dopo l’ascesa di Lino al soglio pontificio, la situazione cambia con Tito Flavio Vespasiano che sarà imperatore fino al 79 d.C. in quanto inizia un periodo di maggiore stabilità politica.

In realtà, le cose si stabilizzano a Roma, ma la situazione per gli ebrei in Palestina volge verso un tragico epilogo, perché si conclude la guerra giudaica (66-70 d.C.) con la distruzione della città e del tempio di Gerusalemme da parte di Tito, figlio di Vespasiano, che Gesù stesso aveva profetizzato (Luca 21, 5-11, Matteo 24,1-2 e Marco 13,1-2).

In ogni caso, sembra che l’inizio del Pontificato di Lino, avvenuto dopo la morte di Pietro intorno al 67, sia durato circa 12 anni, facendolo sostanzialmente coincidere con il periodo imperiale di Vespasiano.

Il rapporto tra Vespasiano e il cristianesimo

Il Liber Pontificalis cita il martirio di Lino, avvenuto per decapitazione il 23 settembre del 79, in conformità al decreto del console Saturnino, ma il fatto non sembra avere fondamento storico, dal momento che in quel periodo non si ha notizia di persecuzioni contro i cristiani. Inoltre, Ireneo di Lione indica come papa martire solo Telesforo che però morì in epoca successiva, intorno al 138 d.C.

Sembrerebbe quindi che Lino non abbia subito un martirio fisico ma è probabilmente assimilato ai martiri per le profonde sofferenze morali e i gravi rischi che aveva affrontato come pastore cristiano, specie durante le persecuzioni neroniane.

Gli storici concordano quindi sul periodo di tranquillità che la Chiesa nascente ha goduto durante l’impero di Vespasiano, nonostante la classe dirigente romana continuasse a considerare i cristiani come una setta ebraica.

Per questo motivo, anche le comunità cristiane subivano l’imposizione di una tassa di mezzo siclo (antica unità di peso ebraica tra 10 e 13 grammi) per la ricostruzione del tempio di Giove capitolino, andato distrutto durante l’assalto delle forze di Vespasiano alla città di Roma, nel corso degli scontri con i sostenitori del predecessore Vitellio.

L’opera pontificia di San Lino

Lino ha ereditato quindi la guida della chiesa in un momento di drammatica confusione e ha dovuto tenere unita una comunità provata dalle persecuzioni, e talmente incerta sul futuro, che molti ritenevano imminente la fine del mondo, specie dopo la distruzione di Gerusalemme.

A questo si aggiungeva anche lo scontro con gruppi settari che rifiutavano l’insegnamento di Cristo o ne mettevano in discussione la divinità. Tra questi c’erano gli eredi di Simon Mago come Menadro, che praticava la magia ed era certo della sua immortalità, o i giudeo-cristiani Ebioniti che rifiutavano, in poche parole, la divinità di Cristo e predicavano la stretta osservanza della legge mosaica, considerando Paolo di Tarso un apostata.

Le riforme di Papa Lino nella Chiesa

San Lino, secondo Papa della Chiesa cattolica, ha cominciato a dare una struttura ancora più articolata e approfondita alla Chiesa nascente attraverso una serie di provvedimenti:

  • Nomine di vescovi e preti per sostenere l’espansione del cristianesimo
  • Nuove regole per la pratica comune della Fede: si attribuisce a lui l’invito alle donne a entrare in Chiesa e partecipare all’Eucaristia a capo coperto, come auspicava San Paolo nella prima lettera ai Corinzi: “Ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata (11,5)” in conformità proprio agli antichi insegnamenti biblici
  • Introduce nel canone della Messa la parte denominata Communicantes (in comunione) che nomina la Vergine Maria i dodici apostoli e quindi dodici martiri per invocare l’aiuto di Dio, in comunione con loro e attraverso i loro meriti
  • Aggiunta di una striscia di lana bianca a croci nere (pallio) alla veste papale come simbolo dell’autorità del Vicario di Cristo

Sepoltura e culto di Papa Lino

Il Liber Pontificalis riferisce che Lino, dopo la sua morte, fu seppellito sul Colle Vaticano accanto all’apostolo Pietro, quindi è lecito supporre che anche i primi vescovi della Chiesa romana furono inumati in quella zona.

Secondo lo scrittore ed erudito Francesco Maria Torrigio (1580-1649), al momento di costruire in San Pietro l’attuale altare della confessione, che risale al 1615, sono stati rinvenuti dei sarcofagi e uno di questi riportava la dicitura Linus che potrebbe indicare la sepoltura di San Lino, anche se, a dire il vero, c’erano altre lettere che potrebbero indicare un altro vescovo, forse Aquilinus o Annulinus, quindi manca la certezza assoluta.

I latini celebrano la memoria liturgica di San Lino il 23 settembre ma anche le chiese ortodosse lo venerano, annoverandolo nel culto dei santi e gli hanno dedicato la ricorrenza del 4 novembre nel loro calendario.

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